Mano di Buddha, il frutto strano che porta fortuna (e mette allegria)

Si chiama mano di Buddha, ma non è una posizione yoga né tantomeno il titolo di un libro sulle tecniche di massaggio ayurvedico.

Si tratta di un frutto strano, esotico, un agrume per la precisione, che fa parte della grande famiglia del cedro. Il perché del nome è abbastanza intuitivo: la sua forma, con un po’ di fantasia, richiama quella di una mano con tante dita affusolate. A voler essere pignoli dovremmo dire una mano con un guanto giallo, perché la colorazione è di un bel dorato brillante. Poi ognuno ci vede quello che ci vede, eh, a me fa venire in mente un casco di banane o un mazzetto di peperoncini gialli, ma sono sicura che qualcuno starà pensando alla Mano della famiglia Addams, o addirittura alla testa rugosa di nonno Abe dei Simpsons.

Immaginari personali a parte, una cosa è certa: è un frutto che solo a guardarlo mette allegria. E direi che non è poco, soprattutto di questi tempi.

Mano di Buddha: coltivazione e storia

La pianta della mano di Buddha cresce soprattutto nella vallate di Cina, Giappone e India del Nord. In tempi recenti hanno iniziato a coltivarla con un certo seguito anche negli Stati Uniti e in Israele. In Oriente ha una lunghissima tradizione come pianta ornamentale e viene considerato un vero portafortuna. I cinesi ad esempio amano posizionarlo in cucina, a mo’ di centrotavola, oppure lo utilizzano per profumare gli ambienti di casa e la biancheria nei cassetti.

Tra i giapponesi, invece, c’è la consuetudine di regalare una mano di Buddha ad amici e parenti il giorno di Capodanno, come simbolo di prosperità e ricchezza.

In India è facile trovarla nei templi, ai piedi delle statue del Buddha, come offerta votiva da parte dei fedeli: l’usanza è quella di posizionare due frutti uno vicino all’altro, come se fossero due mani giunte in preghiera.

Mano di Buddha: come si mangia

Fin qui gli aneddoti e le curiosità. Ma come si mangia la mano di Buddha?

Iniziamo col dire che è un frutto profumatissimo. Il sentore agrumato, fresco e intenso, ricorda quello del cedro: rispetto a quest’ultimo è praticamente privo di semi, ma in compenso ha tanta scorza, anzi si può dire che è composto praticamente solo di buccia, con pochissima polpa e zero succo all’interno. La buona notizia è che la buccia è squisita, da gustare soprattutto candita perché al naturale risulta piuttosto coriacea.

Anche il sapore, ormai l’avrete intuito, è abbastanza simile a quello del cedro, ma meno acidulo. La polpa interna, di colore bianco, è ancora più dolce e delicata. Va da sé che la mano di Buddha non può essere sbucciata come si farebbe con un’arancia o un pompelmo: va tagliata a fette oppure grattugiata.

Con la sua scorza si possono aromatizzare sia pietanze a base di carne che di pesce, ma anche insalate, primi piatti e verdure. Consideratela alla stregua di un limone, ma non esagerate con le dosi perché il suo aroma è davvero molto intenso. La sua buccia, ricchissima di olio essenziale, viene anche usata per la preparazione di liquori e digestivi.

Mano di Buddha: dove acquistarla

In Italia la mano di Buddha resta un prodotto sconosciuto ai più. Trovarla è impossibile non solo al supermercato, ma anche dal fruttivendolo. Però basta cercare su Amazon “mano di Buddha pianta” ed escono parecchi risultati, tra semi da piantare e alberelli in vaso da acquistare direttamente dai vivai. Se volete saperne di più, potete guardare uno dei video su YouTube di Stefano Savini (Vivai Savini) che spiega le caratteristiche del frutto e dà consigli su come curare la pianta.

Mano di Buddha: le ricette

Due velocissime idee per utilizzare la Mano di Buddha in cucina.

Questi burrosissimi biscotti profumati con l’agrume di La Dani Gourmet sono super veloci da fare e questa crema pasticciera profumata alla mano di Buddha di Ricette Vagabonde è estremamente versatile.

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Jessica Bordoni

Milanese giramondo, giornalista professionista dal 2015. Scrive di food&wine su varie testate, tra cui Civiltà del bere, Il Giornale e Le Guide di Repubblica.