6 erbe aromatiche di cui non hai mai sentito parlare, ma che sono buonissime

tanaceto

“Le erbe aromatiche sono un vero toccasana per la salute.” Quante volte vi è capitato di sentire (o dire) questa frase? In effetti i pregi sono tanti. Insaporiscono i cibi limitando l’uso del sale, donano colore e profumo ai piatti, senza contare le numerose sostanze nutrizionali benefiche che possono contenere.

Però, ammettiamolo: quando cuciniamo, le erbe aromatiche che usiamo sono sempre le stesse e il loro numero si conta sulle dita di una, massimo due mani. Rosmarino, presente. Prezzemolo, celo. Basilico e salvia, come se piovesse. Poi un po’ di menta, qualche ciuffo di timo, maggiorana e il grosso della lista è fatto. Ah, no… guai a dimenticare l’erba cipollina, che oggi è in grande rispolvero e sta quasi oscurando il trend dell’aneto e del coriandolo.

Ricapitolando, quindi, manca qualcosa? La maggior parte di noi si ferma a questi nomi. Ed è proprio un peccato, perché le erbe aromatiche sono tantissime e ogni varietà ha le sue caratteristiche e le sue virtù. Ecco allora tre erbe aromatiche che probabilmente non avete mai sentito nominare, ma che meritano di essere conosciute e tenute tra i ripiani della vostra cucina.

Tanaceto

Digestivo, rinfrescante, utile contro il mal di denti, la febbre e i dolori mestruali. Con questo curriculum il tanaceto non poteva che stare al primo posto della nostra profumatissima lista. Si tratta di una pianta erbacea perenne dai fiori color giallo oro. Una volta essiccati e sminuzzati, i fiori possono essere utilizzati per preparare un infuso ricostituente, oppure per dare un po’ di sprint a frittate e insalate.

Il tanaceto figura tra i P.A.T, ossia i prodotti agroalimentari tradizionali della Regione Piemonte: le sue foglie sono alla base del liquore tipico Arquebuse, diffuso anche nel sud della Francia. Però c’è un ma: si tratta di un’erba aromatica piuttosto amara, quindi se amate i sapori dolci non fa proprio per voi. Altra avvertenza: esistono molti tipi di tanaceto e quello impiegato in cucina (e in medicina) è il vulgare. Affidatevi a un erborista per l’acquisto e per le quantità, da dosare con attenzione.

erbe aromatiche mirride

Mirride

Il nome non gioca a suo favore, ma il sapore sì. La mirride è una pianta perenne tipica degli ambienti alpini e prealpini. Le sue foglie eleganti somigliano a quelle della felce, mentre l’aroma intenso ricorda l’anice e il cerfoglio (per chi sa che aroma ha il cerfoglio!). Ha proprietà diuretiche e digestive ed è indicata in caso di infezioni.

Tutte le sue parti sono commestibili, ma sono soprattutto le foglie a venire utilizzate. Nel Nord Europa sono considerate una valida alternativa al prezzemolo in aggiunta a minestre, salse e insalate. I semi, invece, possono essere uniti alla frutta fresca per una macedonia decisamente croccante, mentre la radice, una volta pelata, può essere consumata a crudo o lessata, con un filo d’olio.

Levistico

Il levistico è una pianta che può raggiungere fino ai 2 metri di altezza. Viene anche definito sedano di monte e in effetti l’aspetto e il sapore ricordano quelli del sedano, ma il profumo è decisamente più intenso e pungente. Ha un alto contenuto di quercitina (in natura solo il cappero ne contiene di più), una sostanza dal forte potere antiossidante. Oggi in Italia il levistico è quasi scomparso, mentre in passato era piuttosto diffuso.

Sapete chi ne erano grandi consumatori? Gli Antichi Romani, che aggiungevano le foglie alle zuppe, alla carne e al pesce, mentre i semi venivano masticati per favorire la digestione. Se volete dare un tocco in più al vostro pane fatto in casa, al posto dei semi di sesamo o di lino metteteci quelli di levistico.

Cerfoglio

Sembra prezzemolo ma non è. Il nome scientifico del cerfoglio è Anthriscus cerefolium pare derivare dal greco anthriskos e dal latino cherifolium, con un significato discusso: c’è chi dice “fiore di siepe”, chi “rallegro per l’odore.” A noi ovviamente piace la seconda ipotesi. Già dal Medioevo viene usato per le sue proprietà terapeutiche. Tra quelle più note ci sono quelle diuretiche, digestive, lassative e antinfiammatorie nel caso ad esempio di geloni, punture di insetto, infezioni agli occhi. A questi scopi si può usare sotto forma di infuso o cataplasma.

In cucina invece può accompagnare carni bianche, uova, pesce o legumi, ma anche aggiunto all’insalata per insaporire. Attenzione, se lo usate in cottura mettetelo solo verso la fine per non disperderne il gusto e soprattutto le proprietà: è ricco di vitamina C e carotene.

Iperico

La saggezza popolare vuole che sia un “segreto di bellezza”. Perché? Perché dall’iperico, con i suoi deliziosi fiorellini gialli, si ricava un olio utile a riparare la pelle e quindi, si dice, a diminuire i segni dell’invecchiamento. Questa pianta erbacea viene chiamata erba di San Giovanni perché fiorisce in corrispondenza della festività del santo, il 24 giugno. In quell’occasione se ne appendevano mazzetti alla porta e da lì viene anche il nome “scacciadiavoli”.

Oltre che per la cicatrizzazione di ferite, o la guarigione di altre infiammazioni della pelle, è stato usato in diversi studi clinici per combattere la depressione grazie alle proprietà dei suoi estratti. In cucina invece si può far seccare per poi utilizzarlo come insaporitore nei brodi o con carne e pesce. In alcune zone d’Italia, ad esempio in Friuli Venezia Giulia, si usa anche per farne un liquore.

Issopo

Erba aromatica dal profumo balsamico e dai piccoli fiorellini viola. Anche l’issopo viene molto utilizzato in fitoterapia per le sue proprietà “fluidicanti”, specialmente sottoforma di olio essenziale, o anche come infuso per digerire.

Le foglie e le sommità fiorite sono commestibili e possono essere utilizzate in salse, zuppe o insalate. Sono uno degli ingredienti del famoso liquore Cent’erbe.

Jessica Bordoni

Milanese giramondo, giornalista professionista dal 2015. Scrive di food&wine su varie testate, tra cui Civiltà del bere, Il Giornale e Le Guide di Repubblica.