Perché il Miele di Manuka costa così tanto ed è così buono

Miele di Manuka

Il miele di manuka sta all’apicoltura come la Rolls Royce sta al mercato automobilistico. E l’equazione vale sia in termini di brand image che di prezzo: un vasetto da 250 grammi supera i 40 euro, contro i 5-10 euro del miele “comune”. Insomma non un alimento esattamente accessibile. Sul perché costi così tanto cercheremo di rispondere qui sotto, un po’ come avevamo fatto per la frutta giapponese.

 

Miele di Manuka: perché costa così tanto?

Per alcuni, però, il costo è più che giustificato. A giudicare da quello che si legge in giro infatti il miele di manuka sarebbe un vero e proprio elisir di lunga vita: un nettare degli dei di nome e di fatto, capace di garantire proprietà curative al limite del miracoloso.

In Italia è ancora poco diffuso ma la sua fama di superfood sta pian piano crescendo. Per questo credo sia utile conoscerlo più da vicino e cercare di capire se vale davvero la pena spendere una cifra considerevole per accaparrarsene un vasetto o se si tratta della solita trovata commerciale da ridimensionare. Spoiler: per buona parte è così.

Manuka: l’arbusto dalla Nuova Zelanda

Partiamo dal nome: manuka è l’arbusto originario della Nuova Zelanda (cresce anche nell’Australia orientale) da cui le api operaie estraggono il nettare e lo portano all’alveare per la produzione del miele in questione. Si tratta di una specie sempreverde molto ramificata e prolifica, che raggiunge in media i 2-5 metri di altezza, ma può arrivare ai 15. Il tronco è duro e solido, le foglie lunghe e sottili, i fiori bianchi o rosa con cinque petali. Se fate un viaggio in Nuova Zelanda durante la stagione della fioritura, potrete ammirare intere colline imbiancate dalla manuka. E oltre all’incanto visivo, resterete ammaliati dal suo avvolgente profumo.

Miele di Manuka
Alberi di manuka in fiore sopra Queen Charlotte Sound in Nuova Zelanda

I Maori hanno sempre utilizzato le foglie e l’olio essenziale di manuka per curarsi le ferite e combattere le infiammazioni del cavo orale. Poi sono arrivati i coloni europei che a metà Ottocento hanno “importato” l’apicoltura nel continente neozelandesecreando le condizioni per la nascita del miele di manuka.

Miele di Manuka: sta tutto nel metilgliossale

Ma che cos’ha di speciale questo miele monofloreale? La risposta sta soprattutto nel metilgliossale (MGO), composto chimico che si forma a partire dal dihydroxyacetone, una sostanza contenuta appunto nel nettare dei fiori di manuka. Negli ultimi decenni numerosi studi scientifici hanno dimostrato la sua efficacia contro le aggressioni microbiche, incluse quelle di alcuni batteri antibiotico-resistenti. Detto in parole semplici: grazie all’elevato contenuto di MGO il miele di manuka è un ottimo antibatterico naturale.

Resta inteso che nessun cibo è miracoloso. L’ananas non fa dimagrire, ma sicuramente aiuta a riattivare il metabolismo. Una mela al giorno – con tutto il rispetto per la saggezza popolare – non basta a togliere il medico di torno, ma di sicuro contribuisce a ridurre il colesterolo e proteggere le ossa.

Allo stesso modo il miele di manuka non può essere la panacea di tutti i mali. Tra l’altro i suoi principi attivi sembrerebbero essere efficaci più per il cosiddetto uso medico che per quello alimentare. Ma il condizionale è d’obbligo e le ricerche sono ancora in corso. Meglio riparlarne tra qualche anno quando i dati e le evidenze scientifiche a disposizione saranno maggiori.

 

Come scegliere il miele di manuka

Quando comprate un barattolo di miele di manuka la quantità di MGO è una delle prime cose che noterete sull’etichetta: viene segnalata (in mg per kg di prodotto) a caratteri cubitali! Più questo numero è alto, maggiore sarà il prezzo finale.

Di fatto però non ha alcun valore legale: indica la purezza del prodotto e la concentrazione di MGO, ma non può essere inteso come l’unità di misura dell’attività antibatterica del prodotto. E proprio come per il Parmigiano, lo champagne e altri cibi status symbol, la frode alimentare è dietro l’angolo.

Come mette in guardia Altroconsumo in un illuminante articolo di qualche tempo fa, sul mercato si trovano mieli che sono fatti solo in parte con il nettare di manuka o addirittura che di manuka hanno soltanto il nome! Se volete acquistare un autentico miele di manuka, affidatevi ai negozi bio, alle erboristerie, alle farmacie o a piattaforme online sicure.

Com’è il miele di Manuka?

Dulcis in fundo, due parole su com’è il miele di manuka. Si riconosce per la sua consistenza quasi gelatinosa, mentre il colore è giallo scuro, tendente al marrone, simile alla marmellata di marroni o anche alla melassa. Il gusto è intenso, molto complesso e sfaccettato, con note erbacee, di terra, legno e minerali. Il retrogusto risulta amarognolo e persistente. Per stemperare un po’ la sua aromaticità può essere abbinato a formaggi stagionati. Ma forse, visto anche il prezzo, la cosa migliore è assaggiarlo da solo. E a piccole dosi.

Jessica Bordoni

Milanese giramondo, giornalista professionista dal 2015. Scrive di food&wine su varie testate, tra cui Civiltà del bere, Il Giornale e Le Guide di Repubblica.