Insolito italiano: l’avocado in Sicilia

Non ricordo la prima volta che ho visto una fotografia di avocado toast su Instagram o che qualcuno mi ha parlato del guacamole. Probabilmente ero all’università, quando ancora consideravo gli uramaki il massimo dell’esotismo e se andavo all’estero ordinavo la pizza. Non ricordo nemmeno la prima volta che ho assaggiato un avocado, se mi è piaciuto, se mi ha deluso. Ricordo bene, però, la crescente sensazione che l’avocado fosse dappertutto, perfino nelle proposte di matrimonio.

Con l’improvvisa esplosione della popolarità del frutto sono iniziati anche gli interrogativi etici. È giusto consumare in massicce quantità – anche se noi italiani ne consumiamo ancora poco rispetto ad altri paesi: circa 2 etti a testa all’anno – un prodotto che cresce in paesi tropicali o sub-tropicali, e quindi deve attraversare oceani per arrivare fino a noi, la cui coltivazione provoca disboscamenti e di cui spesso è difficile rintracciare una filiera controllata? È stato in quel periodo che ho sentito parlare di avocado in Sicilia.

Avocado in Sicilia: come si coltiva

Andrea Passanisi è il fondatore di Sicilia Avocado. L’azienda nasce nel 2013: “Ho messo via la mia laurea in giurisprudenza e ho deciso di prendere in mano i terreni di famiglia. A folgorarmi è stato un viaggio in Brasile, ma non avrei mai pensato di trasformarlo in un business.”

Ora le coltivazioni si estendono su nove ettari di terreno tra le pendici dell’Etna e il Mar Ionio, su un terreno di origine vulcanica e in un microclima che si sono rivelati perfetti per le piantagioni di avocado, i cui alberi raggiungono i 15-25 metri. È subito chiaro quanto Passanisi creda nell’avocado: nella conversazione evidenzia continuamente la necessità di raccontare bene il frutto e l’impegno che ha messo nel comunicarlo. All’inizio non è stato facile far capire che sì, l’avocado poteva crescere in Sicilia e no, non si trattava di un mero desiderio di seguire le mode, bensì della scoperta della vocazione di un territorio e della possibilità di consumare un avocado a minor impatto ambientale.

“In realtà le prime tracce dell’avocado in Italia ci sono già a fine anni Cinquanta-inizio anni Sessanta,” mi racconta Passanisi. “Le università di Palermo e Catania hanno fatto dei tentativi con le prime colture. Ma all’epoca non c’era uno sbocco commerciale. Se mi attribuisco un merito è quello di averci creduto.” Il resto l’hanno fatto clima, acqua e terreno.

Una delle obiezioni che gli vengono spesso mosse è che si riesce a coltivare l’avocado in Sicilia solo a causa del cambiamento climatico. E invece, mi spiega, il problema è opposto: gli sbalzi stagionali provocati dal cambiamento climatico mettono a serio rischio le coltivazioni di avocado. Con oltre 1 milione di chili all’anno l’azienda Sicilia Avocado è la maggior produttrice di avocado in Europa.

Avocado in Sicilia: le varietà

In Sicilia vengono coltivate diverse varietà di avocado con diverse stagioni di raccolta proprio per garantirne una produzione tutto l’anno: Bacon, Hass, Fuerte, Orotava e Reed. Ognuna ha le sue peculiarità ma sono tutte accomunate dalle proprietà nutritive che hanno dato all’avocado la fama di superfood, ovvero grassi “buoni”, antiossidanti, vitamine.

Passanisi afferma convinto che “l’avocado per me è uno stile di vita.” Un 30% del suo avocado finisce all’estero mentre il resto si trova in negozi o tramite e-commerce. E la scommessa dei frutti sub-tropicali non finisce qui per Passanisi: ora alle pendici dell’Etna cresce anche il mango.

Giorgia Cannarella

Bolognese per nascita e per scelta, vincitrice del premio miglior food writer per Identità Golose, scrive di cibo e tutto quello che gli ruota intorno