Il Grandorto di Alois Lageder immerso nelle vigne di Magrè

grandorto ladeger
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Alois Lageder è tra i massimi rappresentanti della viticoltura biodinamica in Italia e una delle Cantine più conosciute e apprezzate dell’Alto Adige. Realtà familiare da sei generazioni, la Tenuta coniuga un approccio consapevole alle risorse naturali con uno spirito innovativo, pur nel solco della tradizione. Vi state chiedendo cosa centra questa Casa vinicola con la produzione di frutta e verdura di alta qualità? La risposta sta tutta in un progetto, il Grandorto, avviato “ufficialmente” dai Lageder la scorsa primavera e destinato a crescere – letteralmente – sempre più negli anni a venire.

Il nome, lascia intendere di che cosa si tratta: un orto di ben 2 mila metri di estensione a Magrè sulla Strada del vino, in mezzo ai vigneti di proprietà della famiglia. A raccontarcelo è lo stesso Alois Lageder, che lo ha fortemente voluto: «La genesi risale a circa 7 anni fa, ma si sa, a fare i progetti sono le persone. L’anno scorso abbiamo trovato la persona giusta per prendersene cura. Si chiama Max Feichter ed è un giovane ragazzo pieno di entusiasmo, oggi responsabile di tutti gli animali e le piante (ad esclusione delle viti per cui c’è l’agronomo) della Tenuta».

 

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Ma c’è un’altra persona da ricordare: Donald Leevers, un geologo australiano che ha deciso di fare il vivaista e l’agricoltore in Italia, prima a Volterra e oggi in Cilento. «È un amico e nostro consulente da circa 20 anni. Gli abbiamo chiesto una mano anche per il Grandorto e ci ha aiutato a posizionare le piante nei punti più adatti alle varie colture, seguendo le giuste consociazione ed evitando accostamenti sbagliati».

 

 

Il Grandorto è coltivato seguendo i principi dell’agricoltura biodinamica.

La Tenuta è considerata un organismo autosufficiente: un microcosmo organico dove convivono, oltre all’uomo, anche piante e animali. Si crea così un cerchio, un ciclo completo di interazione fra il suolo, le specie vegetali e quelle animali. «Negli ultimi 250 anni l’uomo con la pratica della monocultura ha progressivamente eliminato la biodiversità che è propria della natura stessa. Noi siamo convinti che l’armonia sia data dalla varietà. Per questo il nostro orto è ricco di specie diverse e abbiamo deciso di lasciare alcuni buoi liberi di circolare nei vigneti, collaborando con l’agricoltore Alexander Agethle, proprietario del caseificio biologico Englhorn in Val Venosta».

Ma torniamo al Grandorto. Si trova a circa 220 metri di altezza, a cinque minuti dal centro abitato di Magrè.

«Il terreno, ricco di calcare dolomitico, viene concimato con il compost di nostra produzione, che ne aumenta la naturale fertilità. All’interno trovano spazio moltissime varietà, tra cui zucchine, verze, cavolfiori, pomodori e insalata. E poi frutti rossi come ribes, mirtilli, fragoline di bosco per cui ci stiamo attrezzando con dei pergolati, così da avere delle parti più ombreggiate. Non mancano, infine, le erbe aromatiche, inclusi vari tipi di menta, basilico, prezzemolo e timo».

 

 

L’obiettivo è garantire l’autosufficienza sul fronte ortofrutta alla Vineria Paradeis, il ristorante di proprietà collegato alla Tenuta, che è certificato biologico e curato dallo chef Alessandro Miragoli.

«Cerchiamo di offrire frutta e verdura a km zero e piene di gusto per i nostri ospiti. Nel prossimo futuro vorremmo aumentare la produzione così da garantirla anche ai nostri collaboratori aziendali e proporla al mercato di Magrè. Tra i progetti c’è anche quello di un piccolo laboratorio per realizzare dei vasetti di verdure sottolio e sottaceto da offrire in enoteca a chi viene ad acquistare i nostri vini».

 

Jessica Bordoni

Milanese giramondo, giornalista professionista dal 2015. Scrive di food&wine su varie testate, tra cui Civiltà del bere, Il Giornale e Le Guide di Repubblica.