Un tempo bistrattata, la patata è oggi uno degli alimenti più diffusi al mondo, ma non sempre è stato così. Nel suo recente articolo su Domani, Carlo Gibertini racconta la curiosa storia di Antoine-Augustin Parmentier, il farmacista francese che, dopo essere sopravvissuto alla prigionia prussiana grazie alle patate, ne intuì il potenziale rivoluzionario. In un’epoca in cui questo tubero veniva considerato cibo per maiali e persino portatore di malattie, Parmentier riuscì a farne un simbolo di sostentamento e speranza, contribuendo a mettere fine alle carestie in Europa.
Il suo ingegno fu anche sociale: per trasformare la patata da alimento disprezzato a tesoro nazionale, Parmentier piantò campi sorvegliati da guardie “corrotte” che lasciavano “rubare” le patate, creando così un desiderio quasi proibito attorno al tubero. Un gesto che cambiò la storia alimentare europea.
Ma la patata è solo un capitolo di una narrazione più ampia, quella del rapporto complicato con i carboidrati. Come evidenziato nell’articolo, il sospetto verso cereali e amidi è antico: dal Bigu taoista, pratica millenaria che vietava i cereali per motivi spirituali, fino alle prime diete low-carb del XIX secolo come quella di William Banting, passando per il boom della dieta Atkins negli anni 2000 che accusava i carboidrati raffinati di essere la radice di ogni male metabolico.

Negli anni ’80 la demonizzazione si spostò soprattutto verso gli zuccheri, con l’ingresso sul mercato di dolcificanti artificiali come l’aspartame e prodotti “sugar-free” come la Diet Coke, dando vita a una cultura dell’indulgenza senza sensi di colpa che ha però creato nuovi paradossi alimentari.
Oggi i carboidrati restano al centro di dibattiti e passioni contrastanti: da una parte chi li evita per ragioni estetiche o di salute, dall’altra chi li considera irrinunciabili comfort food. In Italia, dove pane, pasta e pizza sono radicati nell’identità culturale, il consumo di carboidrati è diminuito rispetto agli anni ’80, ma non ha perso il suo ruolo centrale.

La scienza moderna sta finalmente chiarendo che la qualità dei carboidrati è ciò che conta davvero. Studi recenti, come quelli della Harvard T.H. Chan School, indicano che carboidrati complessi e integrali — inclusa la patata — sono fondamentali per un invecchiamento sano e non sono responsabili diretti dell’aumento di peso.
L’articolo di Domani ci invita dunque a riconsiderare un alimento che, dopo secoli di pregiudizi, merita il suo momento di gloria sulle nostre tavole, ricordandoci che i carboidrati, e la patata in particolare, sono più amici di quanto spesso si creda.