Tempi di Recupero: la sostenibilità ai tempi del Covid-19

Gli ultimi tre mesi sono stati un periodo difficilissimo per la ristorazione, che si è trovata ad affrontare problemi inimmaginabili fino a poco tempo prima e a mettere in piedi le soluzioni più disparate per sopravvivere. Uno stato emergenziale che però rischia di far perdere di vista alcune di quelle che devono essere delle priorità per i cuochi. Come l’attenzione alla sostenibilità: quanti di noi in questi mesi hanno visto recapitarsi a casa delivery straripanti plastica?

 

 

Il monito a non perdere di vista l’etica ambientale arriva da Tempi di Recupero. L’associazione culturale nasce nel 2002 con l’obbiettivo di aumentare la consapevolezza di chef, osti o semplici cuochi “casalinghi” sulla sostenibilità: sprecare il meno possibile, privilegiare prodotti locali, riscoprire la tradizione “virtuosa” come quella del quinto quarto o dei piatti del giorno dopo. Nel 2018 è uscito anche il libro “Tempi di recupero. Scarti, avanzi e tradizione nelle cucine dei grandi chef” (Quinto Quarto Edizioni) e nello stesso anno è stata lanciata la Tempi di Recupero Week.

 

 

Ora l’associazione ha stilato un manifesto, visibile sul loro sito, per tutti i tipi di “cucinatori”: il creativo, l’oste tradizionale, il gelatiere l’azdora romagnola. Una guida per orientarsi in questi tempi complicati, diciamo. Qualche esempio? Utilizzare imballaggi e dispositivi lababili e riutilizzabili, non usa e getta. Non cedere alle confezioni monodosi anche se considerate più sicure rispetto a eventuali contagi. Prevedere dispositivi di raccolta di rifiuti speciali per guanti e mascherine. E magari approfittarne per prendere qualche bella abitudine, come i menu esposti in sala, che può rimanere, anche quando il Coronavirus sarà solo un ricordo, per sprecare meno carta.

 

 

“Oggi più che mai siamo tutti chiamati a riprogettare il nostro futuro, a rivedere i ruoli culturali, sociali ed economici e a riflettere su quale sia il mondo che vogliamo (ri)costruire,” spiega Carlo Catani, presidente dell’Associazione. Un mondo che non deve per forza essere uguale a prima – magari un po’ meglio.